giovedì 29 novembre 2007

Sulla felicità

In un passo ne "Le affinità elettive", Goethe sostiene che "...ogni dieci anni nell'uomo cambia il concetto di felicità...".
Non so come la vediate voi, ma per me certe cose sono sempre belle uguali.

Incontrare l'abbraccio di un amico mi da felicità.
Incontrare lo sguardo di una donna mi da felicità.
Ritrovare una persona che pensavo persa mi da felicità.
Una serata di vino e chiacchiere mi da felicità.
Una vittoria,personale o di squadra, mi da felicità.

Adesso come 10 anni fa e, spero, come tra 10 anni.

martedì 27 novembre 2007

Differenze...

Cerchiamo di essere chiari.
Almeno tra di noi...

Il "Se non puoi convincerlo, allora confondilo" di cui si parlava da qualche parte l'ho inventato io, quindi con me non può funzionare; è come pretendere che un crotalo muoia veramente morsicandosi la lingua, è come sperare che un virus prenda l'influenza: contro le leggi della natura, che "Madre o Matrigna" che sia, ci fornisce delle difese necessarie, almeno contro noi stessi.

Davvero, con tutta la buona volontà che ci si può mettere, difficilmente ci si può riuscire.

Molto meglio raccontarmi delle balle: in quelle si che ci casco ancora.

Non provate più a farmi credere che correre e scappare siano la stessa cosa.
Per me non sarà mai così.

domenica 25 novembre 2007

Riti

So di essere pesante.

A volte costringo le persone che mi stanno vicino a sopportare le mie piccole manie, le mie "cabale".

Ben inteso: non credo di far male a nessuno, certo posso diventare fastidioso quando il mercoledì sera, qualunque sia la destinazione, obbligo a passare vicino la porta di quel locale, oppure quando al sabato mattina si deve assolutamente bere un "Campari macchiato" prima dalla Viola e poi anche da Meglio; ma è anche vero che il mercoledì sfioro velocemente l'insegna ed il sabato, di solito, offro il secondo giro...

E poi non mi dimentico mai di loro, neanche quando sono nel bel mezzo di una partita (e chi mi conosce un po' sa quanto io sia inavvicinabile in quei momenti), li ho sempre con me, non in tasca, probabilmente nel cuore, sicuramente "al polso"...

giovedì 22 novembre 2007

Naif

Ieri sera abbiamo avuto uno dei nostri, profondissimi, confronti.
Eravamo tre, i soliti, il Rabbino, Il Boss e, neanche a dirlo, io.
Era una serata estremamente viva, quindi per puro anticonformismo ed in barba alle regole della società mondana, ci siamo messi in un angolino e abbiamo attaccato a parlare di filosofia spiccia.
In sostanza il quesito amletico era: "Programmare o improvvisare?".

Le opinioni sono tali perchè opinabili, ci mancherebbe, ma io credo di aver impostato, in qualche modo, la mia vita in modo naif.

Si certo, una linea di massima ci vuole, un minimo d'impostazione è necessaria, ma credo di aver quasi sempre buttato giù lo stretto necessario, tutto il resto (quel poco o quel tanto) che poi è arrivato è stato senz'altro improvvisato.

Sarà incoscienza, ma trovo la cosa estremamente stimolante: avere poco tempo per pensare e per agire al meglio.
Anzi, forse le cazzate più grosse le ho fatte quando ho programmato in modo dettagliato.

E poi, mal che vada, c'è sempre il "piano B", la mossa Kansas City della situazione, la frase che meglio si adatta alla mia filosofia: "Se proprio non puoi convincerli, confondili"...

mercoledì 21 novembre 2007

...Non ci sono più le mezze stagioni

Quante cose sono cambiate!

Vabbè, personalmente sto sicuramente attraversando un momento nostalgico, no, non è la classica "crisi mi mezza età", per quella credo di avere ancora un po' di tempo, ma devo ammettere che spesso mi sorprendo a ricordare episodi del passato con un po' di malinconia.


Mi ricordo di quando qui era tutta campagna, di quando uscivo al pomeriggio senza aver ancora finito i compiti, per giocare a pallone nel prato dietro casa; mi ricordo dei sabati pomeriggio a catechismo (!!!) e delle domeniche mattina alla partita; mi ricordo anche di quando l'estate era estate e l'inverno era inverno...


Sarà, come dicono, colpa dei gas-serra e della globalizzazione, fatto stà che non vedo più quella "cadenza" precisa di qualche anno fa.


Prima la SIP gestiva i telefoni, l'ENEL l'elettricità, l'AGAC il gas e l'acqua, il sabato pomeriggio si giocava la schedina del Totocalcio (il mio barbiere usava quelle vecchie per pulire le lame dei rasoi...) e la lotteria l'estrevano solo la sera della Befana (che tra l'altro da me non passa più).


...ma avete notato che non ci sono più passeri?

lunedì 19 novembre 2007

Il gatto che si morde la coda

Ancora il Piccolo Principe.

Il pianeta appresso era abitato da un ubriacone. Questa visita fu molto breve, ma immerse il piccolo principe in una grande malinconia. "Che cosa fai?" chiese all'ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.
"Bevo" rispose, in tono lugubre, l'ubriacone.

"Perche' bevi?" domando' il piccolo principe.
"Per dimenticare", rispose l'ubriacone.
"Per dimenticare che cosa?" s'informo' il piccolo principe che cominciava gia' a compiangerlo. "Per dimenticare che ho vergogna", confesso' l'ubriacone abbassando la testa.
"Vergogna di che?" insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
"Vergogna di bere!" e l'ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.
Il piccolo principe se ne ando' perplesso. I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.

Questo è uno dei miei brani preferiti del Piccolo Principe.
Senza bisogno di tirare in ballo la morale, mi fa pensare a come, tante volte, si portino avanti delle situazioni, indipendentemente dal fatto che siano piacevoli oppure no, senza ricordare bene perchè tutto è cominciato.
Io lo faccio, specialmente con chi ho litigato.
Forse sarebbe ora di crescere.
...O di tornare bambino.

sabato 17 novembre 2007

A parte te e me...

Uno dei ragazzi della squadra (dai, diciamolo, il più suonato) ha un giochino mentale che subito appare stupido, ma che poi ti entra dentro e ti ritorna in continuazione.

In realtà le varianti sono almeno 2, ma il concetto di base è sempre lo stesso.

Consiste nel porsi una semplice domanda: "Adesso, qui, a parte me e te, chi vorresti essere?"
Di solito la persona a cui è proposto resta basita, non capisce subito, poi però inevitabilmente comincia a guardarsi attorno ed a studiare la situazione. Nella sua testa son sicuro passino rapidamente almeno 4 o 5 risposte, tutte validissime se basate sul momento, ma puntualmente scartate se si va più in profondità, se si cerca di tenere in considerazione lo stato d'animo del periodo, non dell'istante.
A me ha messo in difficoltà le volte che lo ha fatto, mi ha fatto ricordare che ho la tendenza a tenere in considerazione l'apparenza, mentre la sostanza...è tutta un'altra cosa.

Provate a farlo anche voi, magari quando siete tristi, e vi accorgerete che, anche se sembra impossibile, si cercherà sempre di infrangere una delle due regoline...scegliendo se stessi.

mercoledì 14 novembre 2007

L'orto

Un'amica mi ha scritto una cosa che mi è piaciuta tantissimo.

Spero non si arrabbi (o non chieda delle royalty) se ve ne parlo.



L'orto della zia di questa ragazza ha i sentierini fatti, come in moltissimi casi qui da noi, con delle mattonelle rotte. Fin qui nulla di strano.

La cosa che mi ha colpito è che lei afferma che se mai dovesse avere un orto, ecco allora le mattonelle rotte non potranno mancare.



Sono quattro giorni che ci penso, che penso a come spesso associamo un "concetto" ad un particolare, e probabilmente solo se quel particolare esiste, esiste anche il "concetto".


La prima immagine che mi è venuta in mente è quella di Alex, protagonista di "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" che parla delle stelline in brodo che gli preparava la nonna: per lui la pastina in brodo poteva essere solo quella fatta con le stelline.



Anche se fino ad adesso non sono ancora riuscito a trovare un paragone perfettamente calzante nella mia vita, sono sicuro che ci sia anche se non ci avevo mai pensato.

E sono sicuro che se un giorno avrò un orto tutto mio, avrà le mattonelle rotte.

martedì 13 novembre 2007

Con tutto il cuore

Quando a personaggi televisivi importanti e carismatici come Costantino o Daniele si chiede: "Qual'è la cosa che odi di più", si sente rispondere cose del tipo "La falsità" o "L'ipocrisia".
Partendo dal presupposto che queste sono davvero cose odiose, credo che nella realtà chi le tira in ballo non sia meno falso od ipocrita di chiunque altro su questo pianeta, anche se la risposta vorrebbe sottointendere tutto il contrario.

Io personalmente trovo odiose un sacco di cose, molto più semplici, come quando ti si addormenta un braccio, quando calcio proprio con il mignolino il piede del letto, quando tutti fanno "shhhhhhhhhhh!" all'inizio di un film al cinema oppure quando ti si augura tutto il contrario di quello che si vorrebbe ti accadesse.

Quest'ultima in particolare ultimamente mi succede spessissimo prima di una partita.
Mentre i ragazzi si schierano in campo e salutano pubblico ed avversari, io vado a salutare i colleghi dall'altra parte: puntualmente mi guardano, mi sorridono e dicono: "Buona partita!!"
...
...
Mi avete preso per scemo? Davvero pensate che io creda ad un augurio che se si avverasse vi creerebbe un mucchio di problemi?
No?
Allora non stupitevi se mentre torno al mio posto vi mando a fare un giro e brontolo tra me e me.
Cos'è un rito? Una Cabala? Ma dai, siamo nel 2007, crederete mica a queste cose!!!!!!!

lunedì 12 novembre 2007

Troppo K.C.

Che senso fa fare una mossa Kansas City senza un "morto"?
E infatti, puntualmente, anche questa volta qualcosa se ne era andato.
In particolare dev'essersene andato l'audio dal plasma di Checco, visto che dei presenti nessuno, e dico proprio nessuno, ha colto la citazione che con incommensurabile fatica sono riuscito a mettere nell'uscita televisiva (!!!) di ieri sera...
oppure l'ho eseguita troppo bene, e mentre "loro ascoltavano a destra, io ho parlato a sinistra"

A questo punto però, forse, la domanda più giusta è: "Che senso ha fare una mossa Kansas City se poi la godi da solo?"

Anche qui una risposta c'è: nessuno.

Per la verità so di persone che, al contrario dell'allegra brigata, è stata estremamente attenta; a questi non posso che dire GRAZIE.
A tutti gli altri invece devo segnare con la matita blu un bel "No Good!!!"

domenica 11 novembre 2007

Gioco di squadra

Le occasioni vanno sfruttate.
Ci mettiamo una vita a crearcele e poi, quando siamo lì a due passi e non dobbiamo far altro che affondare il colpo...

L'assenza di cinismo mi fa arrabbiare, non ce la faccio, è più forte di me.
Non che non me ne renda conto, è solo che tante volte è più la soddisfazione di esserci arrivati fin lì vicino, che si tende a sentirsi appagati ed a rilassarsi.
Sbagliato, umano ma sbagliato.

Quando poi la preparazione coinvolge più persone credo sia davvero odioso giocarsi tutto per la disattenzione o la leggerezza di uno solo.

Ma il gioco di squadra è anche questo: sapere che a quell'errore, comunque, potrà esserci qualcuno che pone rimedio.
Io questa situazione la vivo ogni giorno.
Magari il sabato un po' di più...

venerdì 9 novembre 2007

Galoche

Alle elementari avevo un Maestro.
D'inverno, se c'era la neve, veniva a scuola con gli stivaloni di gomma gialli ed una borsina di plastica con dentro due pantofole.
Per me era una cosa normale, tanto che alzandomi al mattino, se nevicava, sapevo già che le lezioni sarebbero iniziate solo dopo il cambio delle calzature.
Ci faceva tenere un quadrenino dei pensierini, noi scrivevamo ogni pomeriggio, finiti i compiti e appena prima di Bim Bum Bam, lui leggeva al mattino, durante la ricreazione.
Alla fine credo che questo mio blog non sia altro che quel quadernino, anche se Bim Bum Bam non lo fanno più, anche se nessuno corregge gli errori di grammatica o di ortografia, anche se non ci sono nevicate o stivaloni di gomma.

Credo che andrò in cantina e riprenderò quel quadernino, lì dentro c'è un me stesso che non incontro da molti anni.
...E voglio vedere come sta.

giovedì 8 novembre 2007

Delicatezza

Quando ho ottenuto la cattedra di "Tecniche delle Produzioni Animali", assieme al programma didattico da svolgere mi è stato consegnato anche un doppio foglio A4, accuratamente graffettato, la cui intestazione è "Scuole Agricole Salesiane - 1950".

Curioso di sapere di cosa si trattasse, rimasi esterrefatto quando lessi testualmente la seguente avvertenza: "L'insegnamento della Zootecnia sia fatto da persona seria ed autorevole, particolarmente quando si tratta dei fondamenti della riproduzione, materia delicatissima, specialmente per la gioventù. L'insegnante prepari bene le lezioni e persino pensi le parole con cui esprimersi per evitare anche le più brevi impressioni pericolose agli allievi. Poi procuri di essere brevissimo, su tale argomento, limitandosi a ciò che è indispensabile conoscersi. Si porti in modo che gli allievi sentano che si tratti di fatti naturali - cioè disposti da Dio per il bene dell'umanità - e da studiarsi quasi con rispetto religioso."

Penso che si possa stare tutti molto più tranquilli ora che sappiamo che i ragazzi sono tuttora tutelati su quegli argomenti che possono creare in loro turbamento.

...A meno che l'insegnate di Zootecnia non si persona poco seria ed autorevole.

mercoledì 7 novembre 2007

Il cappello

Cosa ci vedete qui?











No, non è un cappello, o meglio, un cappello non è quello che voleva disegnare l'autore.
In realtà, infatti, si tratta di tutt'altro: un pitone che ha inghiottito un elefante.

Questa immagine è solo l'effetto finale, il catalizzatore della vostra conclusione; non la causa, non la realtà, o almeno non la realtà dell'autore.

E' un disegno tratto da "Il piccolo Principe", di de Saint Exupèry, ed è stato messo lì proprio per insegnare ai bimbi che non sempre quello che si vede, è la realtà dei fatti.
Ma a noi, che bimbi non siamo più, potrebbe insegnare che quello che è la realtà dei fatti, non sempre si vede.

martedì 6 novembre 2007

Ridarola

Vi capita, ogni tanto, di ripensare ad una frase od ad una parola che non centra assolutamente niente con quello che state facendo o pensando, ma che vi riporta immediatamente a anni di distanza?

A me è successo oggi.

Ed è tutto il giorno che sorrido. Non che sia una frase in sè particolarmente esilarante, mi fa sorridere, mi fa rivivere gli anni dell'Università e il giorno della Laurea. Anche se non ci azzecca giusto nulla. In questi momenti mi sento come quando Homer cerca di imporre alla sua mente di elaborare alla svelta, e quello che ne scaturisce è puntualmente "...Cioc-co-laaa-tooooooo...", oppure come in quell'episodio di Gigi la Trottola in cui un baskettaro avversario prova a leggergli nel pensiero per prevedere la sua prossima mossa (Kansas City?), ma trova il nostro eroe girare mezzo nudo canticchiando "Ma che vita sopraffina quando in giro c'è una bianca mutandina". Semplicemente geniale...



Provate voi a stare seri se durante una riunione importante vi viene in mente Gaudio Catellani che canta "Magnòm d'ì pòmmmm..."

lunedì 5 novembre 2007

Abitudini

Qunado da giocatore sono passato a fare l'allenatore non era un gran bel momento.

Si perdeva nonostante si lavorasse tanto in palestra, tutti con passione e volontà, ma poi il sabato...



Vedendomi turbato un caro amico, uno di quelli che ci saranno sempre nella mia vita, ha preso un foglietto a quadretti da un notes e con una biro blu ha scritto dieci righe, solo dieci; ha piegato il pezzo di carta e mi ha detto: "questo non vi farà vincere sabato, ma potrà farvi capire perchè avete perso".



Non lo lessi subito, aspettai di arrivare a casa.



La frase la riconobbi subito, era di Vince Lombardi, grandissimo coach dei Pakers di Green Bay, ma la cosa che più mi stupì fu come la ricordasse a mente il mio amico.



"Vincere non è un episodio, è una cosa di sempre. Non si vince una volta ogni tanto... Non fai bene le cose ogni tanto, le fai bene sempre. Vincere è un'abitudine. Purtroppo lo è anche perdere".



Chiaramente quel sabato perdemmo e quell'anno retrocedemmo, ma quel foglietto a quadretti azzurri, piegato in 4, è sempre nel mio portafogli, e ogni tanto lo tiro fuori e lo rileggo, anche se le cose negli anni successivi sono andate sempre meglio.



E' vero, vincere è un'abitudine.

Una gran bella abitudine.



Grazie Giò

domenica 4 novembre 2007

Epidemia

Dev'esserci qualcosa nell'aria che respiriamo, o forse un virus sintetizzato in laboratorio è sfuggito al controllo dei ricercatori e si è diffuso nella popolazione con il morso di un capibara, o ancora ci hanno messo un agente psicotropo nell'acqua che ci danno da bere, oppure c'è in atto a nostra insaputa una strana congiunzione astrale. Qualunque sia la causa non ci siamo proprio per niente... C'è troppo nervosismo, c'è poca serenità...

Non va bene.

Io ti faccio una domanda in modo aggressivo, tu mi rispondi in modo arrogante... Forse, a volte, solo per il gusto di contraddire...

Ma no dai...

Qunad'è così ha ragione il buon vecchio Hansel: "Easy...".

Perchè non facciamo tutti un bel respiro profondo, contiamo fino a 10, respiriamo di nuovo e poi via con un bel discorso utilizzando il LinguaggioGiraffa che già tante volte ci ha cavati d'impiccio.




Essere nervosi ci sta, vivere male no.
Tutti, IO per primo.

..."Eeeeeeeeeasy..."

venerdì 2 novembre 2007

A volte ritornano (indietro)

Avete mai letto Stephen King? Allora avrete sicuramente visto un film tratto da uno dei suoi racconti... Poco importa, se non per la citazione nel titolo di questo post.

Delle volte mi fermo a pensare a che giri strani faccia la vita, a quanto il buon Pavo, presidente onorario del club della Menna, abbia ragione quando con quello sguardo carico di esperienza e saggezza ti guarda e sentenzia: "Incontrerai il tuo destino sulla strada che hai scelto per evitarlo" (normalmente a questo punto scoppia fragoroso l'applauso dei presenti).



Negli ultimi tempi ho avuto la dimostrazione di come il destino sia ciclico, di quanto la vita sia veramente la ruota che gira del Re Leone... Anche nel Vangelo lo dicono, anche Dante ha impostato la sua più famosa opera sulla legge del contrappasso...un motivo ci sarà.

E allora resto sempre più convinto che comportarsi bene sia la cosa più giusta, anche se più difficile, da fare.
Banalità.

Ma no, non voglio fare la morale a nessuno, non voglio riprendere la favola della cicala e della formica, ma quante volte, dentro di me, ho pensato "Ecco, hai avuto quello che ti meriti"?
Un mucchio di volte. E l'ho pensato col sorriso sulle labbra...
...E dire che allora...magari a sorridere eri proprio tu.